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29 March 2013


Appena sfornati i miei piccoli hot cross buns al cioccolato. Mi sono resa conto che raramente rifaccio la stessa ricetta due volte, quindi questo é quasi un evento. Quasi perché tempo fa, nel lontano 2006, ne feci un'altra versione, forse un po' meno fotogenica ma pur sempre ottima. Anche se ho utilizzato dosi simili, questi buns sono leggermente diversi, così tanto per cambiare un po'. Contengono cioccolato a pezzetti, scorzetta d'arancia e sono total vegan. Alla crocetta ho voluto dare un tocco di colore ed ho usato un pizzico di curcuma che oramai adoro, sia per il colore, sia per le sue proprietà curative. Magari un giorno di questi ve ne parlerò più a fondo. Buona Pasqua!
Ingredienti
  • 350gr di farina bianca
  • 50gr di zucchero
  • 1 cucchiaino di cannella
  • 1 pizzico di sale
  • 14gr di lievito secco in polvere
  • 40gr di scorzette di arancia secche o fresche
  • 200ml di latte di soia
  • 50gr di margarina di semi di girasole
  • 90gr di cioccolato fondente (70%+)
  • 20gr di cacao in polvere

Ingredienti per la decorazione a croce

  • 2 cucchiai di farina
  • 1 cucchiaino di zucchero a velo
  • 2 cucchiai di acqua
  • 1 pizzico di curcuma

Ingredienti per la glassa

  • 1 cucchiaio di zucchero a velo
  • 1 cucchiaio di acqua

Mettete la farina setacciata in una terrina capiente, aggiungete lo zucchero, la cannella, il cacao in polvere, il lievito, un pizzico di sale e mescolate bene. Riscaldate il latte e scioglietevi dentro la margarina. Se usate le scorzette d'arancia secche, fatele reidratare nello stesso latte mentre lo riscaldate. Poi scolate il latte e versatelo nella terrina con la farina e mescolate bene con un cucchiaio. Versate il tutto su una spianatoia infarinata e lavorate questo composto per circa 5 minuti. Aggiungete più latte se risultasse troppo secco e più farina se risultasse troppo appiccicoso. Riportate la pasta in una terrina e mettetela a lievitare in un posto caldo per 2 ore o fino a quando non avrà raddoppiato il suo volume. Riprendete la pasta e lavoratela nuovamente sulla spianatoia, questa volta aggiungendo i pezzetti di cioccolato e le scorzette di arancia precedentemente reidratate. Dividete la pasta in 8/10 palline, mettetele su una teglia imburrata ed infarinata e fate lievitare per altri 20/30 minuti. Preparate la glassa per la croce mescolando tutti gli ingredienti e decorate le palline. Riscaldate il forno a 200 C ed infornate per 15/20 minuti. Sfornate e fate raffreddare su una griglia. Per la glassa, mescolate lo zucchero a velo con l'acqua fino ad ottenere una cremina omogenea senza grumi e spennellate i buns.

English translations: Hot Cross Chocolate Vegan Buns


Ingredients
  • 350gr white flour
  • 50gr brown sugar
  • 1 tsp cinnamon
  • 1 pinch salt
  • 14gr instant dried yeast
  • 40gr orange peel, fresh or dry ones
  • 200ml soy milk
  • 50gr sunflower margarine
  • 90gr chopped dark chocolate (70%+)
  • 20gr cocoa powder

Ingredients for the cross

  • 2 Tbsp flour
  • 1 tsp icing sugar
  • 2 Tbsp water
  • 1 pinch of turmeric

Ingredients for the glaze

  • 1 Tbsp icing sugar
  • 1 Tbsp water

Put the flour in a large bowl, add sugar, cinnamon, cocoa powder, dried yeast, a pinch of salt and mix well. Heat the milk and melt in the margarine. If you use dried orange peel, let it rehydrate while the milk is heated. Drain the peels from the milk and pour it into the bowl with the flour, mix well with a spoon. Pour the mixture on a floured surface and knead for about 5 minutes. Add more milk if it is too dry and more flour if it is too sticky. Return the mixture to a bowl and leave it to rise in a warm place for about 2 hours or until it has doubled its volume. Knead it back on a work surface, this time adding the chopped chocolate and candied orange which you have previously rehydrated. Divide the dough into 8/10 balls, place them on a greased and floured baking sheet and leave to rise for another 20/30 minutes. Prepare the glaze for the cross and decorated the balls. Preheat the oven to 200C and bake for 15/20 minutes. Remove from the oven and let cool on a oven rack. For the glaze, mix the icing sugar with the water until you get a smooth paste without lumps and brush the buns.

27 March 2013


Nell'ultimo anno ho leggermente modificato la mia dieta, sperimentando con ingredienti nuovi. Ho iniziato il blog cucinando un po' di tutto, dalla carne al pesce e via dicendo. Poi sono tornata ad essere vegetariana, anche se il "vizio" di mangiare pesce e frutti di mare ogni tanto, mi é rimasto. Dallo scorso anno ho adottato una dieta priva di prodotti caseari, latte, latticini, formaggi ed i suoi derivati, ovvero tutto quello che in un modo o nell'altro faceva male al mio organismo. Una dieta quasi vegana insomma. Dico quasi, perché in generale darmi un'etichetta non mi piace e dire che sono diventata total vegan sarebbe un'eresia. E poi, metti che mi venisse voglia di mozzarella di bufala (ad avercela!), che figura ci faccio?

Da queste parti si fa fatica a trovare tutte quelle robette che rendono la vita di un vegano piú facile. A partire dal tofu, allo yogurt di soia, al formaggio vegan etc. A Dublino ci sono vari negozi ma qui mi devo arrangiare come posso, cioè eliminando invece che sostituendo.

So che quando si dice vegan, molti inorridiscono e se prima ti volevano invitare a cena, dopo, terrorizzati, cambiano idea. Più o meno é quello che pensavo anch'io qualche tempo fa, fino a quando non ho imparato che quasi ogni ricetta é convertibile in una vegana senza necessariamente toglierne sapore, gusto e appeal.

Per esempio per sostituire le uova uso: egg replacer, tofu, banane, semi di lino.
Invece del latte animale bevo: latte di mandorle, facilissimo da preparare in casa, o latte di soia.
Al posto del burro uso la margarina ai semi di girasole oppure l'olio di girasole, ma anche olio al cocco, olio di semi di sesamo ed ovviamente in primis, olio di oliva made in Puglia!
Le proteine animali le sostituisco con quelle vegetali, integrando il più possibile legumi, tofu o soia.
Do' la precedenza a farine integrali per quanto mi é possibile e uso zucchero di canna, nettare di agave o stevia per dolcificare. Gli ultimi due ovviamente quando trovo un negozio che me li vende.
Mangio tanta frutta la mattina, bevo tanta acqua e faccio tanta plin plin.

Insomma, sembra più complicato di quello che in realtà é. Le ultime ricette postate, se non ve ne foste accorti, sono tutte vegane (discutibile la torta alla Guinness che alcuni non considerano vegana perché pare che la birra venga fatta passare attraverso una vasca composta da colla di pesce che filtra il lievito in essa contenuto). Per cui se siete strictly vegan, questa torta non ve la potete preparare né mangiare. Io, non essendo un'estremista, me la sono fatta passare come buona.

Per guarnire la zuppetta ho usato le mandorle grattugiate al posto del formaggio. Non conferisce nessun sapore particolare, ma aggiunge consistenza e texture al piatto. Provare per credere.

Più o meno piccante, preparatela se come me volete riscaldarvi velocemente in questi  giorni di gelo siberiano. Fa freddo un po' ovunque, altro che primavera! Quest'anno la Pasqua la trascorrerò nella sauna.

Ingredienti

1 cipolla rossa
2 spicchi d'aglio
2 peperoni rossi
1 lattina di pomodori pelati
1 carota
1 gambo di sedano
brodo vegetale o acqua (se necessario)
olio d'oliva
sale, pepe
peperoncino a piacere
basilico per decorare
mandorle macinate, o farina di mandorle

I peperoni possono essere precedentemente arrostiti nel forno, poi spellati ed usati. Altrimenti si può procedere senza questa operazione, tagliando tutti gli ingredienti e rosolando cipolla e aglio con un po' d'olio, poi aggiungete i peperoni, le carote, il sedano ed il peperoncino in polvere o intero. Soffriggete per qualche minuto poi aggiungete i pelati. Quando le verdure si saranno ammorbidite, aggiungete un po' di brodo vegetale o acqua, solo se necessario. Frullate il tutto con un frullatore ad immersione e riportate sul fuoco finché non avrete ottenuto la consistenza desiderata. Decorate con basilico fresco e con una spruzzata di farina di mandorle.


English translation: Red Pepper and Tomato soup


Ingredients

1 small red onion
2 garlic cloves
2 red peppers
1 canned chopped tomatoes
1 carrot
1 celery stalk
vegetable stock or water (if needed)
olive oil
salt, pepper
hot chilly powder to taste
ground almonds or almond flour
fresh basil to decorate

The peppers can be pre-roasted in the oven, then peeled and used. Otherwise you can proceed without doing this, cutting all the ingredients and browning onions and garlic with a little olive oil, then add the peppers, carrots, celery and chilli powder. Stir fry for a few minutes then add the canned tomatoes. When the vegetables have softened, add some vegetable broth or water, only if needed. Blend everything with a hand blender and keep cooking until you have achieved the desired consistency. Garnish with fresh basil and some ground almonds (or use grated cheese).

21 March 2013


Anche St. Patrick é passato. Ho scelto di andare a Dublino proprio la domenica 17, il giorno della parata. Chissà che m'immaginavo io di questa festa. Non é che avessi molte aspettative. Sapevo solo che la parata era prevista per le 12 e che ci sarebbe stata tanta gente vestita di verde. Lo svolgimento della parata lo ignoravo. Generalmente quando vado in un posto nuovo, preferisco non leggere nulla di quel posto, lo stesso vale per un evento. Preferisco la sorpresa, buona o meno buona, mi piace di più non sapere quello che troverò. Forse é l'unico caso in cui preferisco essere sorpresa, perché poi in generale le sorprese non le amo particolarmente.

Fatto sta che almeno l'orario in cui si teneva la parata, lo dovevo sapere. Mi ero prefissata di arrivare giusto alle 12 e di restare tutto il giorno fino alla sera, per poter vedere qualche attrazione illuminata di verde.

Mi vesto, mi preparo, guardo l'orario del bus che alla domenica passa ogni due ore, e attendo. Nel frattempo guardo Food Network per ingannare l'attesa e punto la sveglia 10 minuti prima dell'orario del bus. Tra una ricetta di Nigella e un piatto della Contessa scalza, passo il tempo, indecisa se portare la macchia fotografica oppure lasciar perdere, tanto é previsto nuvoloso e di bagnare la macchina non mi va proprio.
La sveglia suona e io mi alzo a razzo. All'ultimo momento decido di infilare la macchina fotografica in borsa e di uscire di casa. Mi avvio verso il bancomat per prelevare e dopo essermi infilata le mani in tasca per prendere i guanti, mi accorgo di non avere le chiavi di casa. Opporc....!

Torno indietro e mi rendo conto che le chiavi sono rimaste dentro. Dietro la porta! Opporc...! Panico. Ho perso l'autobus, perderò la parata, fa un freddo boia, mi toccherà dormire sulle scale!
Chiamo la mia padrona di casa e lei mi dice che fino a martedì non può venire. Mi da il numero di un suo conoscente tuttofare al quale però risponde sempre la segreteria.
E' domenica ed é quasi tutto chiuso. L'unico negozietto aperto é quello che vende caramelle ed altre cianfrusaglie. All'interno c'è un ragazzino. Io lo guardo e non so neanche come dirglielo. Alla fine mi butto, sperando che nei dintorni ci sia un adulto che possa aiutarmi. Suo padre, al piano di sopra, mi da il numero di telefono di un servizio 24 ore. Telefono. Questa volta risponde una signorina gentile che mi dice, si, certo, possono venire alle 4 di pomeriggio e che questo scherzetto mi costerà la modica cifra di 120 Euro. Ma porccc....!

Non so che fare ma non ho molte alternative. Faccio il giro della casa alla ricerca di una finestra da buttare giù, e gira che ti rigira. Bang! La finestra della cucina si apre come per magia. Ma come, ma quando, ma perché?! Non fa niente. Mi tuffo all'interno e la tapparella mi casca in testa. Non fa niente neanche quello, l'importante é che sono dentro!!!

Ma che bella giornata! E' iniziata proprio bene!
Il prossimo bus é tra un ora. Ho perso la parata, che palle! Quasi quasi ci rinuncio e resto a casa.
Mi risiedo sul divano e Nigella ricomincia ad imbambolarmi con ricette dolciastre ed appiccicose e decisamente poco salutari. Ripunto la sveglia ma questa volta 15 minuti prima e con le chiavi rigorosamente in mano!

La sveglia risuona, mi alzo a razzo come un ora prima e all'ultimo minuto decido di lasciare la macchina fotografica a casa. Decisione che più avanti scoprirò rivelarsi decisamente saggia.

Il viaggio in autobus quantomeno é confortevole. Riscaldamento a palla e Internet Wi-Fi gratis. Più ci avviciniamo a Dublino e più le nuvole ci rincorrono buie e minacciose. Quasi quasi mi viene da chiedere all'autista di non fermarsi proprio, di proseguire più a sud possibile e soprattutto di continuare a tenere una temperatura costante di 20 gradi.

Il resto come vedete, é storia. Tutto quello che ho visto della parata é documentato qui sotto. Praticamente niente. All'inizio non capivo cosa ci facesse tutta quella gente arrampicata sulle scale. E' stato impossibile vedere cosa succedesse aldilà, in una delle due navate di O'Connell Street. Si sentiva soltanto la musica che cambiava man mano che la parata scorreva.
Il tempo di fare due foto con il cellulare e ha ricominciato a piovere prepotentemente. Al che ho deciso di abbandonare il tutto ed infilarmi in un negozio afro-indiano-caraibico-un po-di tutto-insomma, ed acquistare qualche ingrediente "strano".
Dopo sole due ore, con i piedi inzuppati d'acqua, ero già a casa e neanche a farlo apposta, più mi avvicinavo a Bettystown, più splendeva il sole. Cosa ci fosse alla parata, poi, sono riuscita a vederlo solo su internet!


Il pane alla soda ce l'avevo in cantiere da non so quanti anni. Lo faccio, non lo faccio, lo faccio domani, finché poi non capita l'occasione e anche il pretesto. Non si può vivere in Irlanda e non ispirarsi alla cucina locale.

Il pane tradizionale irlandese é preparato senza troppi fronzoli. Gli ingredienti sono quelli che all'epoca potevano essere reperiti dalla comune massaia. Tutte le versioni che contengono uvette, frutta secca e affini, sono versioni rimodernate che, anche se sicuramente ottime, non hanno niente a che vedere con la tradizione. Ho preferito quindi attenermi alla ricetta originale anche se ho usato il latte di soia invece del comune latte animale.

Il prodotto finale risulta croccante fuori e morbido dentro, ma non trattandosi di una lievitazione tradizionale, non aspettatevi piani di morbidezza. Si accompagna bene con piatti saporiti in cui si possa inzuppare, ma anche per chi ama fare colazione con burro e marmellata. Basta tagliare le fette un po' più sottili. Dopo un paio di giorni diventa duro quindi diventa ottimo per altre pietanze tipo panzanelle, etc.

Ingredienti per 4 pagnottine
  • 350gr farina integrale
  • 350gr di farina bianca
  • 1 cucchiaino di sale
  • 1 cucchiaino di bicarbonato di sodio
  • 500/600ml di latte a temperatura ambiente (io ho usato quello di soia)

Impastate tutti gli ingredienti aggiungendo il latte poco alla volta ed impastate velocemente fino ad ottenere una panna liscia. Dividete il composto in quattro parti uguali, formate delle piccole pagnotte, appiattite leggermente con la mano e con un coltello formate una croce. Infornate a 200C per circa 30 minuti o finché la parte superiore non sia appena dorata.

English translation: Traditional Irish Soda Bread


Ingredients for 4 little breads
  • 350gr wholemeal flour
  • 350gr white flour
  • 1 tsp salt
  • 1 tsp soda bicarbonate
  • 500/600ml room temperature milk (I have used soya milk)

Mix all ingredients together adding the milk a little at the time and knead quickly. Divide the mixture into four equal parts, shape them into balls and flatten slightly with your hand. With a knife cut a cross on the top. Bake at 200C for about 30 minutes or until golden on top.

15 March 2013



Ero venuta in visita in Irlanda tanti anni fa, intorno al 2000 credo. In quell'occasione avevo scattato tantissime foto in bianco e nero con la mia vecchia Nikon quando esistevano ancora i rullini. Le stesse foto le avevo poi fatte sviluppare da un fotografo e me le ero stampate in camera oscura. Ovviamente non ve le posso far vedere perché stanno da qualche parte in una cantina in Puglia, ma sono riuscita a recuperarne una dal mio fotoblog: una macchina bruciata, in un posto sperduto del Wicklow, sulla costa sud-est di Dublino.


Di questo Paese, avevo un bellissimo ricordo, grazie proprio a questo viaggio in cui avevo esplorato un po' la zona più selvaggia, la natura incontaminata, ed ovviamente Dublino.
Soprattutto mi ricordavo benissimo di una trattoria in cui avevo mangiato un fantastico risotto alle pere e gorgonzola. Un posto che mi ha attanagliato per tanti anni e che mi ero promessa di tornare a visitare, qualora fossi tornata da queste parti. E infatti qualche tempo fa ci sono ritornata, ma ho capito che era meglio vivere nel ricordo.

Chiaramente quando visiti un posto per vacanza, tutto ti sembra bellissimo, anche perché del luogo apprezzi quello che di buono ti offre in un tempo molto limitato. Quando invece decidi di viverci (per volontà tua o di qualcun altro), allora il discorso cambia un po'.

L'Irlanda me l'immaginavo un po' come l'Inghilterra, burocraticamente parlando. A parte la moneta diversa, la lingua e l'accento diversi, pensavo che più o meno qui tutto funzionasse come dall'altra parte del mare. E invece no.

Nel cercare casa in fretta e furia, mi sono imbattuta in un posto sperduto a nord di Dublino, chiamato Bettystown. L'annuncio parlava di una casa sul mare, senza troppi fronzoli contrattuali e troppe richieste di referenze. Vista l'urgenza che avevo di traslocare, l'ho subito presa, anche perché pensavo che poi nel caso non mi fossi trovata bene, potevo sempre cambiare un'altra volta... Certo dopo Bournemouth pensavo che continuare a stare sul mare, fosse diventato un po' il mio ambiente naturale anche perché pensavo che raggiungere Dublino o altri posti limitrofi, sarebbe stato un gioco da ragazzi. Non é che mi fossi informata moltissimo su questo posto, sapevo solo che era un posticino tranquillo nel mezzo di niente e con circa 10mila abitanti. Va beh che sarà mai, ho pensato...

Tanto per cominciare qui se non hai il PPS (Personal Public Service Number) non riesci a fare niente. Il PPS é una specie di NIN inglese (che non é l'acronimo di Nine Inch Nails, ma piuttosto National Insurance Number) o del nostro CF italiano. Per ottenerlo bisogna essere residenti, o lavorare in Irlanda. Il che già ti complica la vita se tu non appartieni a nessuna delle sopra citate categorie. In fondo in fondo poi, ti dicono che puoi ottenerlo anche se hai una residenza temporanea, del tipo un B&B or la casa di un parente. Fatto sta che anche per cercare casa te lo chiedono, é un documento da fare subito appena si mette piede qui. Io non ne ho avuto granché bisogno visto che lavoro ancora per il Regno Unito e alla mia padrona di casa qui, non interessava più di tanto, ma le agenzie invece, me lo hanno chiesto.

In Inghilterra il servizio sanitario é gratuito. Qui, no. Mentre una vista medica in UK non la pago, a meno che non decido di andare da uno specialista, qui in Irlanda se hai un reddito superiore a un tot, devi pagare sia la visita medica che le medicine. La visita da un medico generico costa dai 40 ai 60 Euro, una ricetta medica costa sui 25 Euro e persino per ottenere il foglio medico per giustificare un assenza da lavoro, qui lo devi pagare. Le donne incinte hanno un numero limitato di visite gratuite, fino ad un certo periodo anche dopo la nascita, dopodiché devono pagare anche per quello. Mentre in Inghilterra le donne in attesa per esempio, hanno diritto ad assistenza sanitaria gratuita, incluso il dentista. Qui, se non hai la "medical card" vuol dire che non puoi usufruire di questi servizi gratuiti. Non so come funziona in Italia adesso ma io ero rimasta che le visite dal medico non si pagavano a prescindere dal reddito.

Mentre in Inghilterra puoi comprare qualsiasi cosa online, qui no. Anzi, qui si fa fatica ad ordinare anche dall'Inghilterra, molti specificano proprio che non spediscono da queste parti. Anche questa cosa mi fa parecchio girare le scatole perché io sono abituata a comprare quasi tutto online. 
 
Qui a Bettystown, ho a disposizione 3 negozi alimentari. 1 Tesco, 1 Donovan e un Centra. Il primo market noto a molti, gli altri due non li avevo mai sentiti nominare. E io che detesto fare la spesa nei supermercati, non ho molta scelta, se non tra questa minestra o andare a Dublino con il carrello della spesa e scioppare al mercato frutta e verdura all'aperto, oppure andare a Drogheda, che sta a 20 minuti di autobus da qui. I cassieri dei supermercati qui mi odieranno, perché vado sempre a chiedere se hanno cose "strane", del tipo: "ce l'avete il silken tofu? e la crema spalmabile di carrube? e lo yogurt di soya?" Vabbé va, come non detto.

In compenso ho a disposizione due farmacie, un dentista, due ristoranti cinesi, una palestra, una sala giochi e più giù verso Laytown, una chiesa con vista. Pescherie: ZERO. Nonostante il pesce non rientri quasi più nella mia dieta, questa é ancora una di quelle cose che non riuscirò mai a comprendere. Anche a Bournemouth o persino nel Devon, per avere un po' di pesce fresco, l'unica soluzione era andarselo a pescare! Qualche giorno fa, dopo aver visto un video sulla raccolta delle vongole, ho deciso di andare a chiedere in un negozietto qui vicino che vende un po' di tutto, se avessero un affare simile. Lui mi ha guardato e ha risposto: "EH?!"

I mezzi di trasporto da qui sono sporadici. Per esempio, per andare a Dublino, ho a disposizione solo un autobus che parte ogni ora dal lunedì al venerdì, più sporadico durante i weekend e nei bank holidays.
Non essendo riuscita a tornare a casa per recuperare qualche oggetto personale, non posso neanche affittare una macchina. Per farlo serve l'altra metà della patente, che io ho ovviamente, ho lasciato rinchiusa in un cassetto a Londra! Anche perché per affittare una macchina da qui bisogna andare o a Drogheda oppure all'aeroporto di Dublino. Poi però per tornare a casa, se poco poco sgarri l'orario del bus, ti tocca tornare in taxi alla modica cifra di 65 Euro. Per andare in aeroporto tra l'altro, da qui non esiste un autobus diretto. Si deve prima viaggiare a sud verso Dublino e da lì tornare indietro a nord verso l'aereoporto. Oppure andare a nord verso Drogheda, quindi ridiscendere verso sud. Un manicomio insomma.Come se non bastasse se si vuole fare un viaggio a caso, le compagnie aree volano tipo alle 6 del mattino oppure bisogna prenotare di settimana in settimana, precludendosi così la possibilità di quei tanto amati, weekend brevi.

Insomma, mancando molti servizi che rendono la vita più facile, ho avuto veramente un po' di problemi ad ambientarmi. Le temperature polari e l'inverno in generale poi, non mi hanno per niente facilitata. Per cui ho trascorso questi ultimi mesi, vivendo come una sorta di eremita. Certo, ci sono posti peggiori al mondo in cui vivere, ma dopo un po' anche il più sano di mente uscirebbe un po' pazzo qui!

L'idea di spostarmi a Dublino mi é balenata un paio di volte, ma poi ho desistito per varie ragioni logistiche e pratiche, ma soprattutto perché avevo avuto la vaga illusione che sarei potuta tornare a Londra prima del previsto. Intanto il tempo é passato ed ora che manca poco, mi conviene godermi questa gelida natura a disposizione, finché dura.

Vi faccio vedere alcune misere foto, di cui un paio scattate la settimana scorsa dall'interno della palestra e con il cellulare, quindi non di grande qualità. Vi garantisco che ho fotografato praticamente tutti i punti cruciali del villaggio, non c'è molto altro da vedere insomma. Tutte le "attrazioni" si trovano nel giro di 1km. Cliccate sulle immagini se volete ingrandirle.

Quel giorno il vento era fortissimo ed il mare agitato. Cosa ci facessero i cavalli nell'acqua gelida, non ne ho idea.
A destra: il mare in burrasca.

Continua a fare freddissimo, ha persino nevicato, ma a tratti si vede anche il sole. Da qui si entra per andare alla "famosa" spiaggia di Betty.
A destra: lo sport preferito da queste parti si chiama "stai al caldo in macchina e guardati il mare, mentre sfrecci con la tua torpedo rossa sulla sabbia".

Non a caso appena entri ci sono anche i limiti di velocità. Io una spiaggia così non l'avevo mai vista.
Qui secondo me il cartellaio non sapeva bene che altro aggiungerci. Gli ha messi un po' tutti.


E i cartelli continuano qua e là per la spiaggia anche andando più giù. Anche se io ho visto ragazzini fare il motocross e addirittura un avventuroso che usava la spiaggia come pista d'atterraggio per un enorme areo telecomandato....boys and toys!

A destra: famoso monumento a non so cosa, poco prima di entrare nella spiaggia.

La famosissima sala giochi "Funtasia", che di fun non ha veramente niente. Una piccola triste sala bowling e poi per il resto sono tutte macchinette dove si possono trovare giovini anziani, a far fuori la pensione.

A destra: la farmacia, una delle due, con tanto di nome dedicato al villaggio, hai visto mai che uno avesse un'amnesia e non si ricordasse più dov'è.


Il ristorante cinese, nonché il palazzo dove vivo, per fortuna non direttamente sopra né direttamente accanto altrimenti a quest'ora avrei imparato il cinese anch'io. Il menù non é malvagio, per Betty, direi che é più che dignitoso, con veri cinesi all'interno che non parlano una parola di inglese, men che meno di Irish.

A destra: la palestra, con vista mare. Fiore all'occhiello di questo posto. Vedi il mare da quando corri sul tapirulan a quando sei comodamente spaparanzato nella vasca Jacuzzi. Sono soddisfazioni.

Infine, la chiesa di zona, che io trovo piuttosto inquietante con quel robo in mezzo che sembra più il monumento ai seguaci di satana che altro, situata nel villaggio a fianco che si chiama Laytown. (Bettystown, Laytown, Julianstown...grande fantasia). Anche questa, neanche a dirlo, con vista mare.

Cosa c'entrano le falafel al forno? Niente, ma proprio niente. Forse solo l'inconscio, ma anche conscio, desiderio di un posto al caldo! Nel frattempo mi preparo per il Bank Holiday weekend e per la festa di San Patrizio, sempre che non piova...

Ingredienti
  • 2 confezioni di ceci in scatola, o precotti a casa
  • 2 fette di pane integrale raffermo o tostato, oppure pan grattato
  • 1 piccola cipolla rossa
  • 1 spicchio d'aglio
  • 1 cucchiaino di coriandolo in polvere
  • 1 cucchiaino di cumino in polvere
  • 1 cucchiaino di pepe di cayenne
  • 1 cucchiaino di bicarbonato
  • il succo di 1 limone
  • 1 cucchiaio di olio
  • sale

Mettete tutti gli ingredienti nel mixer finché non avrete ottenuto un composto facilmente malleabile. Formate delle palline piccole che andrete ad appiattire un po', se invece decidete di friggere, allora potete dargli una forma tondeggiante. Infornate a 180C per 15 minuti, poi girate e lasciate dorare per altri 10 o 15 minuti. Servite con una salsa composta da yogurt di soia o al naturale, un cucchiaio di succo di limone, pepe di cayenne, olio di oliva e sale.

English translation - Baked Falafel with yogurt sauce


Ingredients
  • 2 cans of chickpeas, or cooked by yourself
  • 2 slices of whole bread or bread crumbs
  • 1 small red onion
  • 1 clove of garlic
  • 1 tsp of coriander powder
  • 1 tsp ground cumin
  • 1 tsp cayenne pepper
  • 1 tsp baking soda
  • the juice of 1 lemon
  • 1 Tbsp of olive oil
  • salt

Put all the ingredients in a blender until all combined and smooth enough to shape. Shape into small balls and flatten them a bit on parchment paper, if you decide to fry them, then is fine to shape them into small balls. Bake at 180C for 15 minutes, then turn and let brown for another 10 or 15 minutes. Serve with a sauce made of soya yogurt or natural yogurt, a Tbsp of lemon juice, cayenne pepper, olive oil and salt to taste.

8 March 2013


Sono passati due anni, sette mesi e qualche giorno dall'ultima volta. Il tempo é letteralmente vo-la-to. E' proprio vero che dopo i 30 e' meglio smettere di contare, il tempo passa anche quando non ci si diverte un granché.

Molti mi hanno data per dispersa, chi sparita nel vuoto, chi rapita dagli alieni. Alcuni mi hanno cercata, emailata, contattata, chiedendomi dove fossi finita e che fine avessi fatto. Ma non é che se uno sparisce significa che abbia fatto per forza una brutta fine. Non ho mai sentito l'esigenza di mettere un cartello fuori la porta per avvisare che "Sono fuori, torno presto". Ho lasciato la porta di casa aperta, direi spalancata, nell'attesa che l'ispirazione mi ricogliesse, che avessi qualcosa da dire e che sentissi il bisogno di farlo.

Certo di cose ne sono successe. Tanto per cominciare sono diventata zia di un bellissimo bambino che pero' fino ad ora ho avuto solo la possibilità di vedere una volta. Ho viaggiato poco, lavorato tanto e ri-traslocato altre due volte. Si, beh, se non mi spostassi ogni due per tre non mi chiamerei come mi chiamo.
Dopo la mia vacanza a Capri dell'ultimo post, ho iniziato ad avere una certa noia della città, del mondo frenetico fatto di palazzi alti e di persone che vanno avanti e indietro senza sapere dove, sviluppando un senso di disagio, finché non ho deciso di voler cambiare aria. Un'altra volta.

Prima che mi decidessi é comunque passato un altro bel po' di tempo. A metá Febbraio del 2012, ho trascorso un weekend a Bournemouth, nella regione del Dorset. Faceva ancora parecchio freddo, ma il mare immenso e la lunga spiaggia di 22Km, mi hanno convinta che quello era il posto giusto. Sicché dopo un paio di settimane ho cercato e trovato casa e mi sono spostata agli inizi di Aprile. L'idea era quella di trascorrere solo 6 mesi, asciugarmi un po' le ossa e poi ritornare a casa. Ma le cose non sono andate esattamente così...

Bournemouth é una bella cittadina, popolata di turisti e studenti nei mesi estivi, piuttosto morta nei mesi invernali, come tutti i posti di mare. E' una cittadina a vera misura d'uomo, dove i contatti umani sono possibilissimi viste le distanze ravvicinate alle quali non ero più abituata. A Londra, per esempio, se devi incontrare qualcuno, prima devi prendere un appuntamento, neanche dovessi andare dal medico, di solito fissato dopo una o due settimane, ovvero quando a me é già passata di gran lunga la voglia o mi sono completamente scordata chi dovevo incontrare. Io sono più un tipo da "Che fai - niente - ci vediamo - a che ora - ok a dopo".

Ho affittato una casa piuttosto centrale e non lontana dal mare, la casa più antica nella quale ho vissuto credo, un enorme casone del 1883 diviso in tanti appartamenti. Certo una casa ristrutturata, ma pur sempre un gran pezzo di antiquariato. Tant'è che solo dopo un paio di settimane di permanenza, ha iniziato letteralmente a piovermi dentro.
All'inizio due gocce, poi quattro, poi secchio e pezza e telefonate d'emergenza alla mia landlady che se ne stava beatamente all'asciutto in Grecia.

Tutti mi dicevano che di solito a Bournemouth fa caldo d'estate. Vedrai, l'estate arriverà. Ma più passava il tempo e più mi rendevo conto di aver beccato l'anno più sfigato della storia di Bournemouth: non ha fatto altro che piovere, piovere, piovere e piovere. Ho goduto veramente poco delle giornate di sole, ma per quel poco, sono comunque riuscita a fare dei bei giri in bicicletta sul lungomare, passeggiate nella natura, tanta aria buona e qualche nuovo contatto umano.

Il mio soggiorno dunque, doveva durare solo 6 mesi. Per spostarmi a Bournemouth ho dovuto affitare la mia casa di Londra, per permettermi di affitarne un'altra.
Mi sono messa quindi alla ricerca del perfetto inquilino. Qualcuno che avesse fin chiaro dal principio che io andavo via per soli 6 mesi, qualcuno che fosse affidabile con i pagamenti, che avesse delle referenze decenti e che non mi demolisse quel poco di arredamento che ho.
La prima intervistata voleva portarsi in casa un pianoforte. L'ho guardata e ho subito pensato "No, questa no. Ma non lo vedi che non ci entra un piano in questa casa? Che solo per farci entrare un divano ad angolo ho quasi dovuto sfondare la porta. Che qui le porte le fanno larghe 50cm se ti va bene e le finestre non ne parliamo." Bocciata.
Poi é arrivata una signora che doveva essere una single, invece veniva con figlia a carico, ma che voleva stare solo per 3 mesi. Bocciata.

Altri interessati non hanno neanche superato il colloquio, finché mentre guardavo gli annunci di chi cerca casa, non me n'è balzato all'occhio uno. Era quello di un certo P., sui quarant'anni, palestrato anche troppo e con una malattia poco bella. Il suo annuncio in breve diceva che nonostante la sua condizione, anche lui si meritava un posto decente dove vivere. E io spinta da un insano istinto di croce-rossa, gli ho scritto. Gli ho detto che mi dispiaceva per quello che stava passando e che magari se non trovava niente potevamo parlarne (maledetto quel giorno).

Dopo quel messaggio ne sono seguiti altri fino a quando non siamo arrivati ad incontrarci.
P. si é presentato con accompagnatore al seguito. Entrambi sono rimasti subito colpiti dalla casa. Ci siamo seduti sul divano ad angolo ed abbiamo fatto quattro chiacchiere. "It feels great! I will treat this place like my home!", ha detto subito lui. Ed io ho pensato bene, ma che bello, sembra uno affidabile, nonostante pesi 200kg ed abbia muscoli ovunque, e poi, dice che tratterà casa come se fosse sua! (proprio).

Gli ho spiegato per benino che io andavo ma poi tornavo, sei mesi insomma, sei sicuro, va che io devo tornare, non ti mettere in testa strane idee, a meno che non cambio idea io, sono solo sei mesi. Lui diceva si a qualsiasi cosa, gli bastava avere la casa.
Mi ha raccontato un po' della sua malattia e del fatto che percepisse un sussidio mensile. Al che ho pensato che l'accompagnatore fosse proprio un assistente sociale, venutosi ad accertare delle condizioni decenti della futura dimora. Un ragazzo alto 2 metri, magro magro, timido e polacco.
Approfondendo la conversazione lui mi ha spiegato che cercava un posto solo per se stesso, che il suo fidanzato aveva giá dove vivere. Gulp!
E insomma vivi a Londra e' normale che ti si presenti un culturista altro 1 metro e una gazzosa con un fidanzato polacco di due metri. Non c'é da stupirsi. E infatti io non ho fatto una piega. Nonostante i benefits, i bicipiti, i tricipiti, i quadricipiti e il fidanzato al seguito, ho finito per fargli un contratto di sei mesi e sono partita tranquilla (aimé), lasciando l'80% delle mie cose, a casa.

I mesi sono trascorsi lenti a Bournemouth, ottobre sembrava non arrivasse mai. Dopo 3 mesi mi sono totalmente rotta di stare lí. Il tempo faceva pena, mi pioveva in casa, faceva freddo, sia fuori che dentro.
Verso i primi giorni di ottobre ho iniziato ad impacchettare quelle poche cose che mi ero portata al seguito. Mi ricordo di quanto fossi eccitata di ritornare in cittá. Strana la vita. Dopo qualche mese di detox ero pronta a rituffarmi nel caos ordinato di Londra.
Una settimana prima della mia partenza mi arriva un email dal fidanzato polacco che nonostante non vivesse con P., gli faceva da segretario. K., il polacco, mi scrisse "Mi dispiace, ma P. non ha ancora trovato casa e per questo non se ne può andare. Ti faremo sapere non appena possibile."

Come non ha trovato casa? Come non se ne può andare? Ma e' uno scherzo?

No, non era uno scherzo per niente. Ho preso il telefono e ho chiamato P. Dopo vari tentativi, lui finalmente ha risposto e la prima cosa che mi ha detto é stata "Conosco i miei diritti, non diventerò homeless per colpa tua, da qui non me ne vado, tu non mi puoi cacciare".

Colpa mia? Ma colpa di che? Di averti affittato casa e di essermi fidata di te?
Cercai di farlo ragionare, invano. Lui non ne voleva sapere. Gli offrii persino di condividere casa finché non ne avesse trovata un'altra. Ma niente, imperterrito mi disse che dal Council gli avevano consigliato di non schiodarsi finché non trovava una casa che piacesse a lui. E io? Ma io che faccio? Lui rispose dicendomi di fare la stessa cosa. "Stai dove stai e non ti muovere che tanto nessuno ti può cacciare, é un tuo diritto."

Un mio diritto? Ma diritto di cosa? Di comportarmi come un delinquente come te?
Mi sbatté il telefono in faccia e subito dopo mi inviò un messaggio per chiedermi di richiamarlo. Pensai subito che avesse cambiato idea, che magari avesse voluto scusarsi e che avrebbe accettato la mia proposta di condividere. No. Sbagliato.
Gli chiesi almeno di poter andare a casa a prendere della roba, visto che non ci potevo ritornare ed avevo con me un guardaroba leggermente estivo per la stagione autunnale "Almeno fammi entrare a casa mia per prendere qualche maglione." Lui mi chiese con chi sarei andata, quando e come e poi aggiunse: "Stai attenta, sono stato anche in carcere, non sai di cosa sono capace".

Sapessi io quando m'incazzo di cosa sono capace!!!! Chissà come mai durante il colloquio non me lo avevi detto che sei stato dentro. Come se tutti gli altri dettagli del curriculum non fossero abbastanza. Mi disse di non andare proprio a casa, ed io sinceramente a quel punto non avevo nessuna voglia di confrontarmi con un tipo del genere, che si era trasformato in Mr. Hyde dal giorno alla notte.

La conversazione finì con uno spiacevole fuck off da parte sua e con una minaccia di denuncia per harrasment se avessi continuato a chiamarlo. Harrasment a me. Che ho semplicemente cercato di comunicare e di capire a che gioco stesse giocando.

Quella, é stata l'ultima volta che io e P. ci siamo sentiti al telefono.

Ero nei pasticci anche con la mia landlady, nonostante lei si fosse dimostrata molto comprensiva. Le spiegai la situazione, dicendole che nonostante conoscessi i miei diritti, io di rimanere in quella casa, non avevo comunque intenzione, soprattutto visto che anche lei a sua volta aveva organizzato il suo trasloco di ritorno. Le dissi che avrei cercato casa e me ne sarei andata il più presto possibile, al massimo un paio di settimane.

In realtà a quel punto avevo tre opzioni. Restare dov'ero e comportarmi da delinquente, affittare un altra casa a Bournemouth, o cercarmene una a Londra.
L'ultima opzione la scartati subito. L'idea di tornare a Londra andando in affitto in un'altra casa, sapendo che dietro l'angolo c'era casa mia, mi avrebbe fatto incazzare molto di più. Restare a Bournemouth non se ne parlava visto che già ero psicologicamente pronta per andarmene. Che fare?

Mi misi alla ricerca di una casa e la trovai. In Irlanda. Ma questo argomento richiede proprio un capitolo a parte.
Nel frattempo, siccome le cose andavano per le lunghe, fui costretta a rinnovare il contratto a P., che tanto da casa mia non aveva intenzione di andarsene, tanto valeva, rinnovargli il contratto per altri sei mesi.
Sbagliare humanum est, but perseverare is diabolicum indeed.

Intorno alla metà di dicembre, con una scusa, gli chiesi cortesemente di cercarsi un'altra casa perché a me sarebbe servito urgentemente di ritornare alla base. Il fidanzato polacco mi scrisse dicendomi che intanto P. non voleva più parlarmi, (come sei io invece avessi tanta voglia di farlo) ma che avrebbe fatto di tutto per cercare una nuova casa verso metà gennaio.

Siamo a marzo e questo energumeno sta ancora a casa mia. Legalmente ne ha tutto il diritto perché il contratto scade ufficialmente a fine aprile. L'unica cosa che posso fare é sperare, per il momento, che vada via senza doverlo denunciare e dover intraprendere una lunga e costosa battaglia legale.

In questi mesi ho avuto la certezza che la giustizia non é proprio di questo mondo e che la disperazione fa diventare la gente arrogante. "La disperazione più grave che possa impadronirsi di una società, é il dubbio che vivere onestamente sia inutile." - Corrado Alvaro

Ho simpatizzato molto con la famigliola del film "Tutti contro Tutti", uscito da poco nelle sale italiane. Un film in cui si narra la storia di una famiglia, che esce per andare alla comunione del figlio e rientrando trova la loro casa (in affitto), occupata.
Diciamo che il mio é un caso un po' diverso, ma le sensazioni sono identiche. E' un po' come ritrovarsi la casa invasa dai ladri.

In particolare in una scena del film, la protagonista Kasia Smutniak, polacca nella vita e anche nel film tra l'altro, legge il tema che suo figlio ha fatto a scuola, che riarrangiato, fa più o meno così..

Tema: I miei sogni per il futuro
I miei sogni per il futuro sono pochi, anzi, se proprio ci penso bene, sono uno solo: ritornare a casa mia.
Io finora avevo sempre pensato che casa mia era a Londra, al secondo piano di un ex council building, poi invece negli ultimi mesi ho capito che casa non é soltanto una cucina, un bagno, o un tavolo, la casa é quando sento il mio vicino di sopra che fa rumori tutta la notte, la mia vicina a destra che fa il lavoro piu antico del mondo e quello a sinistra che si fa le canne tutto il giorno. Lo so che é strano, ma il mio sogno per il futuro é di tornare al passato, quando stavo dentro casa mia, e nonostante tutto, mi sentivo bene.

Almeno questa casa (n.d.r. fiordizucca), non me l'ha ancora tolta nessuno.

Ingredienti per la base
  • 250gr di farina
  • 100gr di cacao in polvere
  • 120gr di zucchero di canna
  • 2 cucchiaini di bicarbonato
  • 1 pizzico di sale
  • 100gr di margarina di semi di girasole
  • 450ml di Guinness
  • 1 cucchiaino di estratto di vaniglia
  • 1 cucchiaio di aceto di mele

Ingredienti per il frosting
  • margarina di semi di girasole
  • burro di arachidi senza zucchero e possibilmente senza sale
  • 1/2 cucchiaino di estratto di vaniglia
  • zucchero a velo

Sbattete la margarina con lo zucchero, aggiungete il cacao in polvere e la vaniglia. Versate la farina setacciata, il sale e la Guinness fino ad ottenere un composto omogeneo. Alla fine aggiungete il bicarbonato e l'aceto di mele. Versate in uno stampo pre-imburrato ed infornate a 180C per circa 30 minuti o finché cotta nel centro. Lasciate raffreddare, poi tagliate la base e decorate a piacere con il frosting.
Le quantità dipendono dalla torta sfornata e dallo stampo che avete usato. Io ho usato 200gr di margarina, con 100gr di zucchero a velo e burro di arachidi quanto mi é servito.

English translation - Guinness cake with peanut butter frosting


Ingredients for the sponge
  • 250gr flour
  • 100gr cocoa powder
  • 120gr brown sugar
  • 2 tsp baking soda
  • 1 pinch salt
  • 100gr sunflower margarine
  • 450ml Guinness beer
  • 1 tsp vanilla extract
  • 1 Tbsp apple cider vinegar

Ingredients for the frosting
  • sunflower margarine
  • peanut butter with no added salt or sugar
  • 1/2 tsp vanilla extract
  • icing sugar

Beat margarine and sugar, add the cocoa powder and vanilla. Add the sifted flour, salt and Guinness until mixture is smooth, then the baking soda and apple cider vinegar. Pour into a pre-buttered mold and bake at 180C for about 30 minutes or until cooked in the middle. Let it cool, then cut the base and decorated with frosting as desired. The amount of frosting depends on the mold you baked the cake into. I have used 200gr of sunflower margarine with 100gr icing sugar and peanut butter as I needed.
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